L’ALBERO, di Sara Petraglia

Scritto da il Aprile 9, 2025

 

“Questa storia, prima di diventare una sceneggiatura, ha preso negli anni diverse forme – diari, romanzi, fanzine fotografiche, fumetti – tutte incluse. Era il tentativo di riportare indietro cose che se ne stavano andando o se n’erano già andate. Per questo pensavo che questa storia riguardasse solo me. Ma dopo aver scritto il film, ho capito che poteva parlare anche agli altri. Che poteva mostrare un mondo femminile in cui le ragazze si muovono sole, chiuse dentro piccoli microcosmi, libere e vitali ma anche egocentriche, bugiarde, indolenti, viziate. Mondi in cui gli uomini non esistono così come non esistono gli adulti. Mondi in cui le sostanze non sono né puro edonismo, né espressione di marginalizzazione sociale – ma una dimensione personale e oscura in cui si formano relazioni, alcune effimere, altre indissolubili. Poi ho creduto che avrei potuto provare a girarlo, questo film. Un film in cui dire la dipendenza come uno snodo critico della vita, che insieme distrugge e regala una diversa conoscenza di sé, dell’amicizia, dell’amore – linfe vitali anche quando finiscono. È un film che cerca di raccontare la morte senza raccontare la malattia, come la fine di un’epoca, come per dire: visto che la morte esiste, abbiamo fatto bene a vivere. Ma più di tutto, ho pensato che sarebbe stato bello mettere in scena l’importanza del racconto stesso: scrivere un diario, scrivere un post-it, scrivere sui muri, narrare. E reinventare la propria storia.”

Sono queste le parole con cui la regista Sara Petraglia ci descrive il percorso creativo e il forte desiderio che l’ha spinta a realizzare “L’albero”, segnando così il suo ingresso nel mondo cinematografico. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nel 2024 e distribuito nelle sale italiane dal 20 marzo 2025, la sua regia è stata descritta come ambiziosa e brillante, capace di affrontare temi drammatici con uno stile fresco e scanzonato. Tuttavia, alcune recensioni, come quella di “Cineuropa”, notano che il film tende a disinnescare i temi trattati senza approfondirli pienamente.  Dal punto di vista narrativo, “L’albero” è stato definito un romanzo di formazione che intreccia amicizia e amore, rappresentando una giovinezza malinconica e irrequieta. “Movieplayer” lo definisce “un coming of age metropolitano sognante, poetico e volutamente sfuggente”

Il film esplora le vite di Bianca (interpetrata da Tecla Insolia) e Angelica (interpetrata da Carlotta Gamba), due ventenni che condividono un appartamento nel quartiere Pigneto di Roma, dove “tutti vogliono stare”, immerse in una routine di serate e abuso di sostanze. Bianca, iscritta all’università ma raramente frequentante, annota pensieri e idee in un quaderno, con l’ambizione di scrivere tre libri. Il loro rapporto intenso e complesso le conduce a una dolorosa presa di coscienza riguardo alle conseguenze delle loro dipendenze. Il loro legame è al centro del film; la loro connessione sembra essere un rifugio, ma al tempo stesso diventa soffocante e autodistruttiva. Il consumo di sostanze perenne e quotidiano, è presentato in modo realistico, senza eccessivi moralismi, ma mettendo in evidenza gli effetti alienanti ciclici della dipendenza. La droga è un modo per evadere, un anestetico al dolore. Le due ragazze vivono in una sorta di limbo temporale, dove i giorni si confondono e il tempo sembra perdere significato; le interazioni con amici e conoscenti sono spesso fugaci e prive di profondità. Bianca e Angelica sono alla ricerca di sé stesse in un’età in cui si dovrebbe costruire il proprio futuro, ma sono bloccate in un limbo fatto di scelte sbagliate e di paure. La difficoltà di diventare adulti, di prendere decisioni e di affrontare le conseguenze delle proprie azioni è un aspetto chiave della storia, così come lo è Roma, con i suoi quartieri, le strade, i locali notturni e gli spazi condividi che diventano simboli di una giovinezza sospesa tra il desiderio di appartenenza e la paura di essere inghiottiti da qualcosa di troppo grande. Ma non c’è nulla di cui preoccuparsi: a vegliare su di loro, sbucando dalla finestra del loro appartamento, c’è un albero tipicamente romano verso la quale Bianca, più di Angelica, volge lo sguardo sognante fin dal primo momento in cui il suo sguardo ci si è posato, e con il quale si congiungerà alla fine del film, chiudendo il cerchio.

L’albero è molto più di un elemento scenografico: è una presenza silenziosa che accompagna tutta la storia. È il simbolo di trasformazione, possibilità e lenta guarigione. È restare, mettere radici e cambiare. Affrontare il caos e trasformarlo in qualcosa di concreto, tangibile e duraturo- esattamente come un albero.

Articolo di: Ilaria Di Santo

 

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